Al Parco Fola la cucina è solidarietà

Il Parco Fola di Albinea è un luogo storico. Gestito dal Partito Comunista fino agli anni 80, protagonista di eventi, di feste dell’Unità e dal Luglio del 2013 è una bella realtà della ristorazione reggiana grazie alla Cooperativa Sociale Sottovoce.

Ristorazione cooperativa. Di solito siamo abituati a realtà familiari, o classicamente imprenditoriali, spuntano anche da noi i franchising, voi invece siete una realtà unica

“Con le nostre caratteristiche sì – risponde il Presidente Stefano Giuranno. – Siamo infatti una piccola cooperativa sociale che nasce da un progetto educativo. Volevamo creare un’attività che sostenesse l’inserimento lavorativo di persone con disabilità psico-fisiche o in situazione di marginalità sociale. Abbiamo scelto la ristorazione perché offriva una prospettiva di guadagno più sicura di altri settori ma soprattutto perché la preparazione e la somministrazione del cibo hanno anche una importante valenza terapeutica ed educativa. Sono azioni accudenti, genitoriali. I ruoli in un ristorante sono molti e ognuno può trovare il suo spazio ideale”.

Quanto è importante per voi il Parco Fola?

“Moltissimo. Intanto è un luogo storico: in molti sono contenti che dal Pci sia poi arrivato a noi che siamo una cooperativa. Poi è importante proprio come ambiente: ci offre un sacco di potenzialità per i nostri eventi e regala sia a noi che ai nostri clienti un’atmosfera unica, una dimensione naturale molto profonda”.

Avete puntato molto sugli eventi

“Sì perché ci piace differenziare. Non vogliamo essere solo il posto dove si va a mangiare. Per esempio abbiamo realizzato una vera e proprio mostra mercato sul mondo dei matrimoni, dai fiori alle bomboniere, agli abiti, con una piccola sfilata di moda all’interno del parco. Oppure la recente festa di Halloween con i bambini: è stato molto divertente”.

Spesso c’è un pregiudizio: dove ci si diverte si mangia in maniera approssimativa, come riuscite invece voi a coniugare buona ristorazione con il divertimento?

“Cucinando bene. Intanto i cuochi sono professionisti con anni di carriera alle spalle – tra cui Antonio Basso, uno dei pizzaioli più contesi della città, il mitico Mimmo, lo chef del pesce,  e Franco Bondavalli che ha cucinato per i migliori ristoranti locali– poi abbiamo fatto una scelta rigorosa di ingredienti a chilometro zero, con una rete di fornitori che conosciamo bene, altre cooperative sociali che insieme con noi costituiscono una rete di collegamento tra le persone e con il territorio. E’ una scelta impegnativa: i prodotti sono costosi ma i risultati ci soddisfano.

Altra cosa che può essere scontata ma che invece è bene ribadire: noi facciamo cucina espressa. Nessuna precottura. Quindi se il cliente aspetta cinque minuti in più lo fa per un piatto migliore”.

Il vostro piatto forte?

“Sicuramente la nostra pasta fresca, i nostri tortelli”.

E quanto è importante per voi la tradizione?

“Moltissimo, sia da un punto di vista gastronomico, che per il recupero dei rapporti di cura tra le persone. Preparare, per esempio, la pasta fresca con farine non setacciate, che conservano ancora dentro il semolino è un aspetto fondamentale del nostro modo di intendere la cucina”.

                                                                                                                                                                                     Nico Biagianti

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